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Birilli di Farigliano

Un po’ di storia...
Il gioco dei birilli – giog d´le bije - ha origini remotissime, che si perdono nella notte dei tempi e che, con molta probabilità, sono collegate ai riti di fertilità e di presa di possesso del territorio comunitario.
Sono molte le forme di gioco che hanno conservato simboli derivanti dagli antichi rituali, ma molto spesso durante la loro trasmissione se ne perdono i significati remoti. Gli studiosi individuano nella forma stessa dei birilli un simbolo fallico che ricondurrebbe proprio ai riti di fertilità.
Ma è nel tradizionale modo di giocare, consistente nel conficcare nella terra un legno appuntito, che si ha modo di riscontrare una certa somiglianza con un rito di fertilità praticato in passato nelle Langhe dove fra i giochi, le tradizioni e la superstizione, non c´è una linea di separazione: il loro è un legame indissolubile.
Nonostante il passare del tempo abbia fatto perdere la conoscenza degli antichi significati del gioco, a Farigliano si narra una leggenda sulle origini dei birilli:
Farigliano nel quattordicesimo secolo fu dominato dal Marchesato di Saluzzo; nel 1337, la Marchesa Isabella Doria, donna autoritaria, intrigante, come la descrivevano i cronisti di quell'epoca, riesce a farsi assegnare dal marito, con strumento datato 11 febbraio, la rendita di Farigliano, vita natural durante. In quel periodo c´erano a Farigliano due fazioni, i Gesian e i Craciot, che erano sempre in urto.
E´ la piazza del paese che divide in due la popolazione, giungendovi dal fondovalle Tanaro, coloro che abitano alla destra della piazza sono i Gesian, a sinistra invece i Craciot. La lotta fra i Gesian, cioè coloro che vivevano nel borgo delle chiese ed i Craciot, cioè gli abitanti della parte povera del paese, era autentica se in un capitolo degli Statuti fariglianesi era chiaramente vietato un gioco denominato la "Sassaiola", attraverso il quale i ragazzi delle due fazioni si sfidavano per determinare la loro supremazia.
Allora per dissipare queste continue guerre la Marchesa aveva ascoltato la richiesta delle donne di potersi sfidare ai birilli per risolvere i problemi fra gli uomini del paese. Ovviamente si tratta di una ricostruzione storica che funge da cornice alla tradizionale sfida dei birilli. Esiste tuttavia una fonte documentaria per trarre notizie certe sulle origini del gioco: gli Statuti fariglianesi.
Farigliano nell´epoca medioevale si era dato una legislatura proprio attraverso gli Statuti, come del resto era accaduto in altri comuni del Piemonte, concernenti principalmente le norme di vita di un tempo. Negli Statuti comparivano anche le norme sui giochi leciti e proibiti, con l´esplicito divieto per i giochi aventi una posta in palio in denaro e lì troviamo notizie relative al gioco dei birilli (ludus billiarum).


Il gioco
Il gioco dei “Birilli di Farigliano”, chiamato “Bije” è un gioco antichissimo. L’etimologia del nome è sconosciuta: si pensa derivi per assonanza dal francese quilles. Ed è singolare che questo nome abbia in dialetto un significato che trae in inganno: bije nel dialetto piemontese significa sfere, palle mentre la palla che viene lanciata viene chiamata ribata. Molte similitudini esistono con la Spagna orientale (Catalogna, Paesi Baschi, Aragona, Asturia, Cantabria), dove il gioco dei birilli femminili è praticato e diffuso. Le “bije” e la “ribata” I birilli e la boccia sono di legno, frutto del lavoro artigianale dei falegnami del luogo che si sono tramandati la tecnica della loro costruzione nel corso del tempo. Il materiale più adatto per costruire i birilli è il legno di olmo: un legno troppo dolce si spacca, così come quello troppo duro perché non resiste alle sollecitazioni, l’olmo invece è il più adatto (in dialetto si dice che è ‘guregn’ ovvero tenace) perché non si spezza; la particolare robustezza del legno di olmo aggiunta alla sua leggerezza ne fa il materiale ideale anche per la costruzione della ribata.

le protagoniste
Le giocatrici raccontano che il gioco è sempre esistito e si è tramandato da una generazione all’altra. Il gioco, almeno in passato, era prerogativa delle donne anziane, infatti le giovani potevano unicamente assistere alle partite poiché prive della necessaria esperienza. I birilli costituivano per le donne un passatempo nella bella stagione: vi giocavano qualche volta alla sera dopo le lunghe giornate lavorative, ma le grandi sfide avvenivano alla domenica pomeriggio sulla piazza del paese. Era un gioco molto sentito, proprio perché costituiva se non l’unico, uno dei pochi svaghi che a quei tempi le donne potevano concedersi, dati i faticosi impegni di lavoro in casa e in campagna. Si tratta di un gioco importante anche a livello psicologico per il senso di rivalsa che le donne si prendevano sugli uomini; infatti tiravano con una certa foga la boccia contro i birilli come per sentirsi rivendicate dalla loro condizione di inferiorità. La tradizione si è sempre rinnovata, anno dopo anno, con l’ammissione al gioco delle nuove partecipanti.

le regole
Le regole del gioco sono rimaste invariate nel corso del tempo. Si gioca a coppie e le partecipanti devono abbattere i birilli colpendoli con una boccia di legno detta ‘ribata’. I birilli sono nove e vengono disposti a cerchio: otto sulla circonferenza e il nono posizionato nel centro del cerchio, protetto dagli altri. Gli otto birilli sulla circonferenza sono alti circa ottanta centimetri, quello centrale, detto ‘re’ o ‘nove’, è di circa novanta centimetri. Abbattere un qualsiasi birillo disposto sulla circonferenza dà un punto; se invece si abbatte il birillo centrale e questo cade con la base fuori dal cerchio (con il ‘cu fora’, come si dice in dialetto), si fanno nove punti; nel caso contrario si realizza un solo punto. Per lanciare la ribata le giocatrici devono rimanere dietro una linea detta ‘lizza’ che viene tracciata a fondo campo, a circa otto metri dal cerchio. Un’altra ‘lizza’ viene segnata, sempre sul terreno, a mezzo metro dal cerchio delineando così il punto in cui la ribata può battere prima di colpire i birilli, pena l’annullamento del tiro. In questo modo le giocatrici sono costrette a lanciare la ribata senza farla rotolare. Nel gioco dei birilli vince la coppia che per prima riesce a raggiungere i ventiquattro punti. Se però il punteggio viene superato, la coppia è penalizzata e deve retrocedere a quattordici, un punteggio prestabilito al quale vanno aggiunti i punti di supero. Per maggiore chiarezza si veda il seguente esempio: una coppia ha totalizzato ventuno punti e quindi le occorrono tre punti per finire la partita ed aggiudicarsi la vittoria; una giocatrice, lanciando la ribata, abbatte cinque degli otto birilli disposti sulla circonferenza totalizzando ventisei punti, quindi, avendo superato il punteggio massimo, retrocede a quattordici a cui si aggiungono i due punti eccedenti: la coppia riparte da sedici. Il risultato del lancio della ribata è modificabile: le giocatrici, dopo averla lanciata, possono correre per tentare di recuperare i birilli che sono caduti in eccedenza dal punteggio massimo. Si tratta di un’azione difficile che richiede astuzia e prontezza di riflessi.

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