Accesso ai servizi



Alluvione 1994

5 novembre 1994, ore 18.00.

Da vari giorni piove incessantemente su tutto il Nord Italia. I principali corsi d'acqua, investiti dalla crescente pressione, cominciano ad ingrossarsi sempre più, iniziando a tracimare dai loro argini, allagando le campagne circostanti.

Tra le regioni maggiormente interessate figurerà il Piemonte, particolarmente colpito nelle provincie di Cuneo, Asti ed Alessandria. É proprio in queste zone, infatti, che il Tanaro, il Covetta ed il Bovina fuoriescono contemporaneamente dai loro letti, trascinando nella loro corsa verso valle una quantità enorme di detriti. Sarà a causa della potenza delle loro acque, cresciuta a dismisura col passare del tempo e dei chilometri percorsi, che questi corsi si trasformeranno in fiumi tumultuosi, capaci di travolgere tutto con la veemenza delle proprie acque. Nell'inondazione, perderanno la loro vita più di cento persone, mentre il numero dei senzatetto oltrepasserà i cinquemila. L'economia stessa della zona risulterà annientata: innumerevoli abitazioni vengono infatti distrutte dall'alluvione, migliaia di capi di bestiame vanno perduti, annegati nel fango; le scorte di cereali e mangimi svaniscono, i terreni agricoli, invasi dalla piena, divengono.

Elevato sarà anche il numero delle infrastrutture urbane distrutte, delle strade e linee ferroviarie interrotte, delle aziende artigiane, quasi cinquemila, prostrate dall'alluvione. Complessivamente, i danni stimati ammonteranno a diecimila miliardi.

Il Tanaro è un fiume particolare: si snoda a meandri come una serpe fra le Alpi Liguri e il Po assecondando le colline, avvolgendo paesi e frazioni. Pareva un fiume mansueto ma ha ricordato a tutti che deve essere rispettato e temuto e lo ha fatto con la crudeltà e l’ira di un dio offeso. Ha ferito, distrutto, strappato persone amate.
Tutto è iniziato nelle prime ore di sabato 5 novembre. Per la pioggia il Tanaro si è ingrossato fino ad uscire dall’alveo. La prima massa d’acqua era arrivata verso mezzogiorno. Nel pomeriggio campi coltivati, pioppeti e frutteti erano già stati spezzati via, ma l’ondata più devastatrice ha raggiunto la nostra zona appena è calata la notte. Tra le 19 e le 24 il livello del fiume è salito di altri 4 metri e sono avvenute le devastazioni più gravi. La maggioranza delle vittime è proprio di queste poche ore.
Senza essere stati avvisati del grave stato di emergenza, i nostri paesi sono stati travolti. Sarebbe bastato che dall’alto chi ne aveva l’autorità e la competenza avesse capito la situazione e provveduto immediatamente a informare i Comuni. Nessuno però ha avvertito dello stato di emergenza, dell’entità della piena, della necessità urgente di chiudere tutte le strade.
Increduli fino all’ultimo, tutti hanno assistito attoniti all’impeto delle acque. Il Tanaro ha deviato il suo corso come non faceva da secoli. Chi era per strada o è scampato per miracolo o è stato travolto dall’acqua; hanno ceduto quasi tutti i ponti, la ferrovia è distrutta, larghe voragini si sono aperte in tanti tratti di strada. L’acqua ha sventrato case, ne ha allagato altre, ha trascinato via auto, ha interrotto tutti collegamenti: luce, gas metano, telefono e acqua. Quella di sabato è stata la notte più terribile dal tempo della guerra: ha disseminato morti e distruzione e ha lasciato in tutti quanti l’angoscia di non aver potuto intervenire.
A quindici giorni di distanza, il grande impegno e la forza di volontà degli abitanti delle zone colpite ha già consentito di ripararne un buon numero, soprattutto per quanto riguarda la rete viaria.
Ma non si può tacere l’enorme lavoro dei volontari, dei vigili del fioco e dell’esercito. Molte aziende che erano state gravemente colpite hanno già ripreso in parte la loro attività.
Sin dai primi giorni dopo quel tragico 5 novembre si sono stretti rapporti particolari di solidarietà con le famiglie danneggiate, così come si sono instaurate fruttuose corrispondenze con enti vari (pubblici e privati) e con associazioni di volontariato. Si è anche creata una personale amicizia tra gli amministratori ed i volontari, che incessantemente sono scesi (e scendono a Farigliano) in aiuto agli alluvionati. Sono inoltre state messe in cantiere tutte le iniziative e le opere connesse alla ricostruzione, per le quali occorrerà sempre di più un’attenzione assidua e costante, anche se ciò continuerà a comportare una notevole mole di lavoro per gli amministratori.